Si è spento all’ospedale di Gorizia Bruno Pizzul, il leggendario telecronista che ha dato voce alle emozioni del calcio per generazioni di tifosi. Avrebbe compiuto 87 anni tra pochi giorni, ma il destino ha scritto un altro finale.
Nato a Udine l’8 marzo 1938, ha fatto della sobrietà e della competenza le sue cifre distintive, diventando il punto di riferimento per il racconto sportivo italiano.
Dal suo esordio in Rai nel 1969 fino al congedo nel 2002, ha accompagnato la Nazionale Italiana in cinque Mondiali e quattro Europei, raccontando con il suo inconfondibile stile pacato e analitico le vittorie e le sconfitte degli Azzurri.
Celebre il suo commento sulle nuove generazioni di telecronisti:
“Sono bravi, ma parlano troppo”
Dagli esordi da calciatore alla carriera giornalistica
Prima di diventare il volto e la voce delle telecronache italiane, Pizzul calcò i campi da calcio con la determinazione di un vero sportivo. Iniziò a giocare nella squadra parrocchiale di Cormons, poi passò alla Pro Gorizia prima di approdare al calcio professionistico con il Catania nel 1958. La sua carriera da calciatore, che lo portò anche a vestire le maglie di Ischia, Udinese e Sassari Torres, si interruppe bruscamente a causa di un grave infortunio al ginocchio.
Fu allora che il destino gli suggerì un nuovo percorso. Laureato in giurisprudenza e con un’esperienza da insegnante, entrò in Rai nel 1969, debuttando come telecronista l’8 aprile 1970 con Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia. L’inizio fu rocambolesco: arrivò in ritardo e prese il microfono solo dal 16° minuto di gioco. Da lì in poi, la sua carriera prese il volo.
Nel 1972 raccontò la finale degli Europei tra Germania Ovest e URSS, mentre nel 1973 fu testimone della vittoria del Milan in Coppa delle Coppe contro il Leeds United. Fu sua anche la voce delle ultime vittorie italiane in Europa nel 1999, quando Lazio e Parma conquistarono rispettivamente la Coppa delle Coppe e la Coppa UEFA.
Uno dei momenti più difficili della sua carriera fu la tragica finale di Coppa dei Campioni del 1985 allo stadio Heysel. “È stata la telecronaca che non avrei mai voluto fare”, disse in seguito, raccontando il dramma di quella notte che segnò profondamente il calcio europeo.
Non solo telecronista, ma anche conduttore, Pizzul guidò programmi di punta come “Domenica Sprint” e “La Domenica Sportiva”. Dal 1986 divenne la voce ufficiale della Nazionale Italiana, ruolo che mantenne fino al 2002, chiudendo la sua carriera con l’amichevole Italia-Slovenia 0-1.
Le condizioni di salute negli ultimi anni: la malattia
Nel corso degli ultimi anni, Pizzul si era progressivamente allontanato dai riflettori, complici alcuni problemi di salute. Nel 2014 emerse la notizia di una malattia che lo colpiva, anche se lui mantenne sempre una grande discrezione sulla sua condizione.
Nonostante le difficoltà, il suo spirito rimase quello di sempre: ironico, riflessivo e legato al calcio che tanto aveva amato.
Cause della morte
Le cause esatte della morte di Bruno Pizzul non sono state divulgate, rispettando la volontà della famiglia di mantenere la privacy sulla sua condizione. Se qualche informazione sarà resa nota non tarderemo dell’informarvi.
Quello che si sa e che le sue condizioni di salute negli ultimi anni si erano fatte più fragili. La sua scomparsa lascia un vuoto immenso nel mondo del giornalismo sportivo e tra tutti gli appassionati di calcio che, per decenni, hanno ascoltato il suo racconto senza mai stancarsi della sua inconfondibile voce.
Bruno Pizzul non era solo un telecronista: era il simbolo di un calcio raccontato con passione, senza eccessi, con l’eleganza e la misura di chi sapeva che, a volte, il silenzio vale più di mille parole.
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